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Sette isole, sette mondi diversi. Stromboli, il faro del Mediterraneo, ti accoglie da lontano anche di notte con la bocca che sputa fuoco. L’acqua blu di Filicudi, la spiaggia nera di Vulcano, la sabbia bianca di Lipari, la selvaggia Alicudi, i piatti ed il vino di Panarea. Un soffio, una brezza e sei nel fotogramma successivo.

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L'uomo e le caratteristiche geografiche hanno dato un’impronta diversa ad ogni isola. Filicudi ed Alicudi sono un “rifugio antistress” dall’ambiente incontaminato. Panarea è l’isola alla moda, meta di un turismo d’élite. Stromboli e Vulcano, aspre e selvagge, attirano un turismo giovanile un po’ bohémien. Salina, la verde, con le sue montagne gemelle, per la sua tranquillità è la prediletta da tante famiglie con bambini. Lipari, l’isola maggiore e più abitata, sede del Comune da cui dipendono tutte le altre isole (esclusa Salina), offre, a chi ha esigenze di comfort e di ampi spazi, tutti i servizi, compresi un ospedale attrezzato e un porto riparato.

Eolo, il Signore dei Venti

Le Eolie devono il loro nome ad Eolo, signore dei venti, che qui, secondo Omero, aveva il suo regno. Isole piene di sorprese e di contrasti. Chi oggi vi si avvicina non può fare a meno di essere sopraffatto dalla magnificenza del paesaggio e di essere invogliato ad esplorarlo. Nel corso dei millenni, le eruzioni le hanno più volte modificate nelle dimensioni e nell’aspetto. Le coste ed i fondali sono stupefacenti ma anche l’interno delle isole è ricco di fascino: imponenti vulcani sempre attivi, bizzarre formazioni rocciose, fitta vegetazione a Salina, villaggi preistorici a Lipari, Panarea e Filicudi e i tesori archeologici, che il mare ha restituito e sono gelosamente conservati nel Museo Archeologico di Lipari.

Un popolo di agricoltori

L’architettura delle Isole, escludendo i tanti ritrovamenti archeologici, le Chiese, il complesso monumentale del Castello, e le case, prevalentemente dei centri abitati, è formata da costruzioni rurali, finalizzate all’attività agricola che un tempo costituivano l’attività economica primaria delle isole.

La cucina eoliana

La principale caratteristica della cucina eoliana è l'uso costante e sapiente delle erbe odorose che riempiono ogni piatto di fragranza, di nascoste sensazioni, di umbratili umori: il rosmarino, l'origano, il basilico, l'aglio, la nepitella, la menta uniti alla scorza dei verdelli, ai pomodorini "a pennula" ed, ovviamente, al cappero. Protagonista di ogni tavola è il pesce, semplicemente arrostito e condito con un filino d'olio ed un goccio di limone o farcito con pomodoro, basilico, aglio, capperi ed un po' di mollica ammollata. Comprimari i totani e le aragoste. I dolci sono anche simbolo di festa: a carnevale i "gigi", per San Giuseppe le "vastidduzze" con uva passa e mandorle, per Natale gli "spicchiteddi" di vino cotto. Infine, il liquore di limone e la malvasia, "nettare degli dei", prima e dopo i pasti, insieme ai biscottini al sesamo. Le ricette che riportiamo, non sono solo di cucina tradizionale e non potrebbero esserlo, sia per la storia delle isole ed il loro ripopolamento, sia per lo sviluppo degli ultimi anni, che ha influenzato gli usi culinari. È un misto di cucina tipica e cucina rivisitata, rispettosa però della tradizione.

 

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